Vite passate, verità o fantasia?
Aggiornamento: 7 feb 2019
Prima di ogni seduta, oppure durante i seminari che conduciamo dedicati alla regressione alle vite precedenti, la domanda che ci viene rivolta più spesso, forse addirittura la prima, è se questi ricordi di altre vite che affiorano durante la regressione siano veri oppure falsi, si riferiscano a fatti realmente accaduti, oppure a fantasie.
Partiamo da alcune considerazioni generali su come vengono gestiti i ricordi nella nostra mente.
Quando ci troviamo in compagnia di persone con cui abbiamo avuto delle esperienze di vita in comune, capita di rievocare memorie di fatti accaduti. La maggior parte delle volte, ogni persona presente all’epoca dei fatti riporterà dettagli e situazioni spesso divergenti tra di loro.
Per esempio, se abbiamo trascorso una vacanza con qualcuno ed abbiamo trovato tempo instabile, alcuni diranno di aver trovato per lo più bel tempo, altri invece racconteranno di essere stati preda del maltempo.
Anche quando ricordiamo eventi che ci sono capitati da bambini, spesso abbiamo necessità di una conferma per sapere se le cose siano andate proprio come le ricordiamo, chiediamo aiuto ai nostri genitori, o a qualcun altro che era presente per esserne sicuri.
Il nostro cervello è programmato per fare ragionamenti e valutazioni su informazioni che deve ritenere complete.
Quindi, nel caso in cui un ricordo sia parziale, ma serva per completare una riflessione, le parti mancanti vengono aggiunte dalla nostra mente, tenendo conto della cosa più probabile che può essere accaduta in un particolare frangente, selezionando tra tutte le altre nostre esperienze e memorie a disposizione.
COSA VIENE RICORDATO DURANTE UNA REGRESSIONE
Parlando di vite precedenti, esiste la possibilità di cogliere degli elementi che possono tendenzialmente confermare, o meno la realtà di un ricordo.
Una volta che la persona si trova in regressione e racconta di episodi e particolari, l’operatore può interagire, per esempio, ponendo delle domande che suggeriscono la presenza di incoerenze, come un orologio da polso nell’antico Egitto, oppure una penna a inchiostro nell’epoca di Gesù e altro ancora.
Ma anche senza suggerimenti, si può facilmente intuire che se la persona racconta di volare tra le nuvole, diventare una palla di luce bianca, oppure di vagare nello spazio in solitaria, sia immerso in una fantasia, seppur bella e piacevole.
Mentre, nel caso in cui si riferisce di circostanze coerenti, si fa un racconto consistente basato su meccanismi reali che contemplano le leggi culturali di un’epoca (ma anche soggetto alle leggi fisiche naturali), oppure si citano nomi e luoghi riscontrabili, siamo in presenza di una storia tipicamente vera.
Se poi vogliamo utilizzare degli strumenti per approfondire la ricerca, esistono tecniche ed esercizi che possono essere usati per affinare la capacità di distinguere la realtà dalla fantasia.
Un elemento su tutti che può aiutare nella comprensione della distinzione è valutare il tipo di vita passata che si narra.
La gran parte di queste esistenze che vengono ricordate sono vite semplici, da stalliere, da contadina, da serva. I ruoli da personaggio famoso come re o regina sono molto rari. I grandi personaggi, però si prestano con facilità ad identificazioni simboliche, come Giuda per il tradimento, Dio per la giustizia e così via.
I RICORDI SPONTANEI
In questa riflessione dobbiamo anche certamente considerare quelli che vengono definiti ricordi spontanei.
“Ho lavorato personalmente con una donna che, in un momento di relax nella sua casa, aveva avuto una sorta di flashback in cui veniva catapultata in un antico episodio, sentendosi un po’ smarrita ma incuriosita; si è rivolta poi a me per una seduta individuale di approfondimento”
Esistono, inoltre, altri fenomeni spontanei che si manifestano in particolari circostanze.
Per esempio, in riferimento ai luoghi, ci sono persone che visitando una città per la prima volta sentono un forte senso di familiarità, o che addirittura si accorgono di conoscere una strada che conduce in un preciso luogo. Un altro caso molto comune è quello che coinvolge le persone che, magari già dal primo incontro, avvertono la sensazione di conoscersi da tempo accompagnata da un'intensa emozione. Sono riportati anche casi di telepatia tra queste persone, come se esistesse una vera connessione a distanza in grado di trasmettere perfino gli stati d’animo.
Un altro aneddoto può aiutare a capire come tutte queste situazioni siano realmente riscontrabili nella vita quotidiana.
“Mi ricordo di aver fatto una seduta a casa di una ragazza in cui tutto si è svolto molto tranquillamente, dopo alcuni passaggi iniziali tra ricordi e consapevolezze ottenute, la sessione si è conclusa con notevole beneficio per lei e un senso generale di benessere raggiunto. Mentre mi preparavo per uscire, la ragazza è andata in un’altra stanza, al suo ritorno mi dice: “ho riconosciuto Dolores, la persona che ci aiuta in casa, ma l’ho vista nelle vesti di un uomo e mi ha riferito una frase che avevo già sentito prima!!”. Naturalmente, abbiamo indagato ulteriormente, scoprendo e rievocando una vita in cui avevano vissuto insieme come marito e moglie.
Anche gli oggetti possono stimolare improvvise immagini di una data situazione che non ha legami evidenti con la nostra storia attuale.
Ci sono poi i casi dei bambini prodigio, come per Mozart ad esempio, talenti innati che scoprono di saper fare con facilità cose che gli altri impiegano anni ad imparare. Ma anche semplicemente avere una particolare abilità o attitudine può essere legato a impronte di un passato di un’altra vita. Qualcosa di particolare può essere vissuto anche nel caso dei sogni. Immagini, persone e altre epoche possono riempire le nostre notti in un misto di ambientazioni e materiale onirico che non mostrano connessioni con la nostra vita attuale.
MA ALLORA QUAL E' LA RISPOSTA, VERO O FALSO?
Molti studiosi hanno cercato di dare una risposta definitiva.
Nel 1967 a Charlottesville Virginia, il famoso psichiatra Ian Stevenson avvia la divisione di studi di personalità presso l’università della Virginia, creando una delle prime istituzioni accademiche dedicate allo sviluppo delle teorie riguardanti la reincarnazione. Nei suoi quarant’anni di carriera, il Dottor Stevenson ha studiato a fondo più di 3000 casi di persone che hanno riferito ricordi di vite passate. E grazie a riscontri oggettivi, ha potuto convalidare ben 1200 casi. Le conclusioni giunte da Stevenson sono attendibili perché condotte con protocollo scientifico, è riuscito a documentare in maniera dettagliata casi di persone che riferiscono ricordi di vite precedenti. Aspetto che rende credibile un testimone sono le conoscenze specifiche che non dovrebbe avere.
Stevenson ha viaggiato in tutto il mondo per incontrare persone che sostenevano di aver ricordi di una vita precedente.
Utilizza varie metodologie, tra cui l’ipnosi per ottenere dettagli importanti e per poi verificare e documentare le prove a favore (Libro fotografico incredibile: "Le prove della reincarnazione”).
Negli anni ’80, lo psichiatra americano Brian Weiss, utilizzando l’ipnosi durante le sue sedute fece delle scoperte sensazionali che portarono ad un nuovo concetto della materia. Mentre una sua paziente di nome Catherine era in stato di ipnosi, avrebbe iniziato a parlare di esperienze di vite passate. Weiss dichiarò di aver trovato riscontri documentali dei racconti di Catherine ed in seguito a ciò di aver iniziato a credere alla sopravvivenza di elementi della personalità umana dopo la morte. All'inizio scettico, poi toccato nel personale, ha avuto il coraggio di dirlo al mondo mettendo a rischio la propria carriera già affermata.
Negli anni, poi, ha scritto dei libri bellissimi, ha mostrato i reali benefici tratti dalle persone derivanti da una nuova consapevolezza e ha sicuramente avuto il merito di aver portato all'attenzione pubblica l'ipnosi regressiva alle vite precedenti. Dimostra con prove la veridicità dei ricordi di vite passate che affiorano nelle persone.
Brian Weiss ha dichiarato di aver fatto regredire oltre 4.000 pazienti
RICERCA SCENTIFICA PEW FORUM
Secondo un'indagine condotta nel 2009 dal Pew Forum on Religion and Public Life (USA), quasi il 75% degli americani pensa che ci sia vita oltre la morte e circa il 25% crede nella reincarnazione. Quasi la metà afferma di aver fatto un'esperienza mistica o spirituale (una percentuale che è più che raddoppiata negli ultimi 50 anni) e circa il 30% dice di aver percepito la presenza di qualcuno deceduto.
CONCLUSIONI
In realtà, la domanda che ci poniamo è sbagliata: non si tratta di capire se tutto questo sia vero o falso, ma quanto possiamo fare del bene a noi stessi attraverso l’esplorazione di questo argomento.
Che siano vere o false, queste immagini che appaiono nella mente sono comunque frutto di noi, delle nostre esperienze, del modo con cui la nostra parte più profonda cerca di comunicare qualcosa
Anzi, qualcuno pensa proprio che siano metafore inconsce che manifestano dei valori, o delle esigenze.
Quindi, se non è importante realmente capire se le vite raccontate siano vere o false, lo è molto di più utilizzarle per migliorare noi stessi e le relazioni con gli altri.